«Io, padre, ma solamente per un’ora alla settimana»
Bambini contesi, la storia di un ex dirigente d’azienda: accusato di stalking dalla sua ex convivente, ora può vedere il figlio solo dagli assistenti sociali
Era un dirigente d’azienda, con un tenore di vita piuttosto elevato. Oggi, dice di sè lui stesso, vive in uno stato di povertà, ma quello che lo fa soffrire di più è l’impossibilità di assistere con continuità il suo unico figlio, che ora ha tre anni. «Lo posso vedere solo un’ora alla settimana, in uno spazio neutro, un ufficio messo a disposizione dagli assistenti sociali».
Com’è iniziata la sua vicenda familiare?
Ho conosciuto una donna, che aveva già due figli da un precedente matrimonio. Ci siamo innamorati e nel settembre di tre anni fa è nato il nostro bambino. Poi sono iniziati i problemi, che in principio avevo addotto a una crisi post-parto. Lei era diventata aggressiva, mi insultava ed è arrivata anche a mettermi le mani addosso. Quando questi episodi sono proseguiti anche di fronte al bambino ho capito che dovevo fare qualcosa. E sono andato via dalla casa che avevo comperato assieme a lei, lavorando anche in fase di cantiere.
La prima mossa però l’ha fatta la sua convivente.
Sì. Prima si è rivolta alla questura per infliggermi un ammonimento per stalking. Ma la richiesta è stata archiviata. Allora mi ha querelato per lo stesso motivo. E’ persino ironico, perché io non ho mai denunciato le sue violenze. Comunque su questo unico presupposto, sono stato giudicato come una persona aggressiva e vedere mio figlio, da lì in poi è diventato difficilissimo.
Ma le molestie denunciate dalla madre erano vere?
Capiamoci, certo che telefonavo a casa sua. E anche con insistenza, perché lei si negava, non rispondeva, oppure spegneva il telefono per non farsi trovare. Ma il motivo della mia insistenza era il desiderio di vedere il bambino. Sono accuse false e strumentali, infatti ho controquerelato.
Per quanto tempo non lo ha potuto vedere?
Da giugno a novembre dello scorso anno non mi è stata concessa nemmeno una visita. Poi, rivolgendomi agli assistenti sociali, ho ottenuto di poterlo incontrare una volta in settimana. Per un’ora, in uno “spazio neutro” lo chiamano. Lei nel frattempo si è rivolta a un centro antiviolenza perché sosteneva di vivere in uno stato di paura e ansia a causa mia. Secondo me però è una strategia, con l’accusa di stalking crea le premesse per la mossa successiva.
di Giuliano Lott
Giornaletrentino.it