Intervista all’avvocato Annelise Filz
TRENTO. L’avvocato Annelise Filz, specializzata in Diritto di famiglia, segue dal 1993 le separazioni civili e le pratiche di affido dei figli e le conseguenti complesse situazioni che si presentano dal 1993.
Avvocato, che situazioni le capita di vedere?
Diciamo che non sono cambiati i numeri complessivi delle separazioni, quello che cambia, aumentando sensibilmente, semmai è la quantità di richieste di modifica all’accordo sugli alimenti, che sempre più vengono depositate sul tavolo del tribunale. I genitori separati infatti, soprattutto i padri, sono costretti a chiedere di ridurre gli alimenti da pagare, perché non ce la fanno. Sicuramente la crisi ha acuito la grossa difficoltà che padri e madri separati affrontano quando si separano. Fra mutui comunque da pagare, nuovi affitti e alimenti in pratica una famiglia che si disfa e magari prima aveva un tenore di vita buono, si trova anche a pagare il doppio dei costi. Per il genitore che deve spostarsi dalla casa di abitazione della coppia prima della separazione (quasi sempre il padre) subentrano difficoltà economiche e organizzative grossissime. E c’è da sperare che entrambi lavorino, perché altrimenti è un grave problema, ad esempio quando la madre aveva rinunciato al lavoro dovrà inventarsene uno ma a 40/50 rientrare nel mercato del lavoro, tanto più ora, è molto difficile. Oppure uno dei due partner aveva optato per un part time e quindi i soldi non bastano più. C’è poi da dire che oggi molti padri per fortuna non sono assenti, non delegano ma questo fa sì che quando subentra la separazione, non accettano di vedere poco i figli, e questo complica il quadro».
Sono più tutelate le donne?
Devo dire di sì, si tratta di una questione culturale dei giudici. Per l’affidamento dei figli basta che il mio assistito sia donna, ed è facile difenderla. Invece, un padre per ottenere l’affido dovrà in genere dimostrare di essere più che perfetto e che la madre è in qualche modo inadeguata. Direi – continua l’avvocato – che solo nel 10% dei casi l’affidamento dei figli sia dato al padre, anche perché spesso questo ha comunque un lavoro impegnativo che rende più difficile la gestione dei figli. Inoltre, spesso i giudici hanno un pregiudizio “di reddito” verso imprenditori o artigiani, stabilendo alimenti di importi molto alti, non sempre facilmente raggiungibili».
Come se la cavano dunque questi padri, in simili situazioni economiche?
«Alcuni smettono di pagare le rate del mutuo, altri dilapidano il patrimonio precedentemente accumulato, altri ancora affittano una stanza di casa, o chiedono prestiti ai familiari. Sotto il profilo assistenziale, devo dire che in Trentino abbiamo la possibilità di dare contributi. Sotto il profilo giuridico, direi che abbiamo una buona, recente, norma sull’affidamento congiunto. Forse si potrebbe introdurre invece una norma specifica per il problema abbastanza diffuso della madre o del padre che impedisce o ostacola all’altro genitore la possibilità di stare con i figli».
Fonte: trentinocorrierealpi.gelocal.it