Skip to main content

Intervista al magistrato Sandro Merz «Avvocati colpevoli nei divorzi»


22 Novembre 2014In Figli per sempre12 Minuti

Ognuno, in qualche momento della vita, ci è passato. Si è dannato l’anima e rovinato il fegato, ha sperimentato dolore, rabbia, frustrazione, incontrollabile desiderio di vendetta, mania di persecuzione e via sprofondando nei disastri di un divorzio difficile, di un’eredità sulla quale scannarsi, del fallimento di un’attività, di un contenzioso con enti locali o banche. Il tutto che comincia e finisce, se finisce, in tribunale. Ecco, questi e molti altri ancora, sono gli argomenti della lunga serie di manuali che Sandro Merz, 49 anni, padovano, magistrato alla Corte d’appello di Venezia, da una decina di anni pubblica con la Cedam. Messi in fila, i pesanti tomi con le loro leggiadre copertine colorate, riempiono due lunghi scaffali. D’accordo, «La trasmissione familiare e fiduciaria delle ricchezze», «Il manuale pratico dell’assicurazione della responsabilità civile» o «Il manuale pratico del condominio e della comunione» non terranno col fiato sospeso come Stephen King ma sono scritti con un approccio scientifico-divulgativo che dovrebbe renderli digeribili anche dai non addetti ai lavori. Il giudice Merz, originario di Trento e cugino della televisiva Alessia che gli ha prestato il viso per la copertina del manuale che sviscera i rapporti cittadino-ente locale, li definisce «libri radiografia a fini diagnostici su problemi che riguardano la vita di ogni giorno».

Ma ce n’è uno, ed è l’ultimo pubblicato, che più degli altri riguarda la vita di tanti: il «Manuale pratico dei rapporti patrimoniali nella separazione e nel divorzio» ovvero le guerre dei Roses italiani attraverso 500 sentenze inedite, reperite nelle cancellerie dei tribunali da Aosta a Trapani. Storie di terrificanti grovigli post-matrimoniali, di coppie che per lustri duellano all’ultimo euro e all’ultimo bagliore di buon senso, tra tribunali e avvocati che mirano a tirarla in lungo e in largo (la causa quindi la parcella) e avvocati mastini (spesso le categorie si sovrappongono) specializzati in tattiche belliche più che in diritto di famiglia. Richieste economiche impossibili, condizioni capestro, assegni mensili da 800 euro sulle spalle di chi ne guadagna 799: la filosofia è quella di chiedere una montagna per ottenere il giusto, di annichilire il coniuge, annientarlo; il risultato è trasformare una moglie e un marito già in ovvie difficoltà, in due disgraziati sprofondati nel reciproco odio, con l’anima a pezzi e il crollo nervoso alla porta.
Parla chiaro, il giudice Merz, nel trarre una morale da ciò che ha visto in 5 anni di cause di separazioni e divorzi: a creare i guai peggiori è la normativa italiana, una cappa di piombo; poi gli avvocati: in Italia ce ne sono troppi, non c’è lavoro per rimpolpare tutti gli studi legali e quindi, una volta arpionato, il cliente è per sempre, o quasi. Dà anche una soluzione, il giudice: gli accordi pre-matrimoniali. Fateli, e buttate alle spalle le ipocrisie, dice.

Prima di parlare dei casi da manuale, lei cosa pensa del matrimonio?
«A questa domanda fattagli da un discepolo, Socrate rispose «Fai come credi, in un caso come nell’altro avrai a pentirtene». Se lo stesso quesito gli fosse rivolto oggi, in Italia, risponderebbe: «Sposarti, no; convivi, se credi; in ogni caso avrai a pentirtene».

Convivenza per evitare, in caso di rottura, il divorzio e il relativo, estenuante, iter?
«Si. Bisogna sapere che l’ordinamento italiano in questa materia, confrontato con le altre legislazioni europee e non solo, è il peggiore dal punto di vista civile ed economico».

Perché la normativa italiana è una «cappa di piombo»?
«Il sistema italiano prevede un duplice processo, uno per la separazione e uno per il divorzio, entrambi con la possibilità di attraversare tribunale, corte d’appello e cassazione. Due serie di procedimenti per ottenere quello che in altri Paesi si ottiene con un semplice pronunciamento. Il nostro ordinamento è un unicum finalizzato a dissuadere i coniugi dall’idea di sciogliere il vincolo con la prospettiva di una battaglia legale che può durare anni, percorrendo i tre gradi del giudizio e per due volte! Senza parlare dei processi di revisione. Una legislazione fatta apposta per alzare il livello di litigiosità».

Nella cattolica Italia la normativa sul divorzio è fatta per scoraggiarlo, il divorzio?
E’ sicuro. E ancora peggiore è che le parti non sono libere di accordarsi, perchè quello stesso accordo magari cosi faticosamente raggiunto dai coniugi, può essere vanificato dal giudice».

Un esempio?
«Fatta la separazione giudiziale, se le parti si accordano prima della scadenza dei tre anni, quell’accordo è nullo. Ricordo che in altri Paesi quell’accordo si fa addirittura prima del matrimonio».

I famosi accordi pre-matrimoniali. Se ne fanno?
«Sarabbe consigliabile farli, e comunque è fondamentale informarsi bene di tutti gli aspetti patrimoniali prima di sposarsi. Ma in Italia c’è il marchio anti-divorzista, e la legislatura non prevede né consente accordi prematrimoniali. Il che porta a delle vere mostruosità»

Può raccontare un caso?
«Lui medico, 40 anni, lei fisioterapista, 35, sposati da 5 anni, un figlio. Lui aveva intestato la casa alla moglie. In sede di separazione la donna, per ripicca e spalleggiata da uno di quegli avvocati che i problemi li creano invece che appianarli, ha fatto una causa puntigliosa ed aggressiva e, pur avendo lei buone risorse economiche, ha fatto elevate richieste patrimoniali».

Come è andata a finire?
«Il giudice di primo grado è stato molto, molto generoso con la moglie: il marito fuori casa e un assegno eccessivo. L’uomo si è spaventato, per 2-3 mesi ha pagato poi si è licenziato dall’ospedale dove faceva il medico e, con la sua amica brasiliana, è andato in Sudamerica, disinteressandosi da quel momento della sua famiglia qui»

Non sarà che quel signore sarebbe scappato lo stesso?
«No, ha avuto un rigetto nei confronti di un ordinamento che consentiva un trattamento cosi penalizzante per lui. Non ne ha potuto più né voleva rovinarsi la vita per anni a battagliare in tribunale. Andandosene ha eluso la legge, ma non sarà perseguitato. E’ un caso limite ma per niente infrequente».

Cambiano le cose da un tribunale all’altro?
«Enormemente. Il giudice ha un’eccessiva discrezionalità che gli viene consentita dallo scarno articolo 5 della legge del 1975 modificata nel 1983 in tema di obblighi patrimoniali tra ex coniugi: la stessa causa di separazione o divorzio a Padova, Ancona o in Sicilia può portare a decisioni opposte. Responsabilità anche di molte Corti d’appello che sembrano non tener conto della Cassazione, che ha sviluppato una giurisprudenza equilibrata a cui i giudici dovrebbero ricorrere».

Quali sono le colpe dei giudici?
«In molte sentenze di giudici di merito si assiste ad un’applicazione della legge sorretta da un, magari inconscio, spirito anti-divorzista, da paternalismo, da localismi. Il legislatore, cosi minuzioso in tema di distanza degli alberi dai confini da dettare ben cinque corposi articoli in tema, ha liquidato gli obblighi patrimoniali tra ex coniugi in poche righe».

E le colpe degli avvocati?
«Un consiglio a chiunque debba iniziare una separazione: rivolgersi solo ad avvocati specializzati in diritto di famiglia, non a quelli che trattano due divorzi al mese e fanno di tutto, dal fallimento al condominio. E’ fondamentale, qui non si tratta solo di soldi ma della vita di persone. Ed evitare i mastini, agli avvocati troppo grintosi, quelli che gli scontri li creano. Scegliete quelli che i problemi li appianano, incontratene anche due-tre prima di scegliere a quale affidarvi».

In quali casi ha verificato la maggiore conflittualità tra ex coniugi?
Cita Theodor W. Adorno, il giudice Merz: «Più i coniugi erano stati, a suo tempo, generosi e signorili nei loro rapporti reciproci, e più orribile e vergognosa è l’umiliazione che li colpisce. Poichè è nell’ambito di ciò che non è giuridicamente definito che attecchiscono le liti, le diffamazioni, il conflitto senza fine degli interessi. Certo non si favorisce l’unità della famiglia rendendo cosi penosa e costosa la strada del divorzio, spesso già lastricata da odio e rancore e avvelenata dall’istinto di autoconservazione che induce ognuno ad attribuire all’altro la responsabilità di tutti i mali».

Si è abbassata la durata dei matrimoni?
«Si, molto. E aumentano i divorzi tra coppie il là con gli anni. Spesso per l’infedeltà dell’uomo».

Infedeli a 70 anni?
«Un caso emblematico: un signore di 72 anni, ben portati, una moglie di 65 anni, che si è innamorato di una ungherese di 35 anni. Gli è sembrato di riprendersi la vita, è andato via con lei. Il giudice ha fissato un assegno di mantenimento molto elevato per la moglie. Lui è sparito con la giovane donna. Storie simili cominciano a ripetersi».

Un caso di divorzio che le ha fatto perdere il sonno?
«Una coppia di anziani, casa singola piccolissima a due piani. Volevano separarsi. Come stabilire chi doveva rimanere e chi andarsene? Ho nominato un perito geometra che verificasse se la casa si poteva dividere in orizzontale, era possibile e con fatica ho fatto accettare a loro questa soluzione. Poi altro problema: tutti e due volevano abitare sopra, dov’era meno umido. Seconda perizia, di un medico legale che stabilisse chi dei due aveva la salute più malferma e avrebbe quindi abitato al primo piano».