In fuga dal compagno violento, ma i giudici la rimandano a Trento

Paula Jane Reynolds ha avuto un figlio da un trentino che la picchiava ed era tornata in Gran Bretagna
Paula ha 37 anni. Era arrivata a Trento nel 2001 per uno scambio culturale. Si è innamorata della città e dell’Italia e ci è tornata nel 2002 per insegnare inglese. Poi, nell’estate 2009, incontra il suo ex compagno, un marmista di tre anni più vecchio di lei. E’ un colpo di fulmine. Nel giro di pochi mesi vanno a vivere insieme. Povera Paula, non sa che per lei sta iniziando un incubo: «Il mio ex compagno l’ho conosciuto tramite amici comuni. All’inizio era molto gentile, dolce. Ci siamo innamorati e a settembre di quell’anno siamo andati a vivere insieme. Tempo un mese e sono rimasta incinta. Pareva un sogno, ma poi lui è diventato violento, già prima del parto. Il nostro bambino (non facciamo il nome per tutelarlo) è nato nell’estate del 2010. Il mio ex ha iniziato a maltrattarmi. La situazione è andata peggiorando con il passare dei mesi, tanto che il Tribunale lo ha allontanato di casa nel 2011. Poi è iniziata una battaglia davanti al Tribunale dei minori per l’affidamento del bambino. Il piccolo è stato affidato a me e il padre poteva vederlo una volta a settimana solo con modalità protetta, questo proprio perché era stato violento con me».
La donna sospira. La sua voce sembra un soffio incrinato dalla paura. Quando ricorda la sua storia è molto prudente e timorosa. Racconta che, per quieto vivere, ha lasciato perdere anche le accuse contro il suo ex: «Quando le cose sembravano essersi messe su un binario equilibrato, ho ritirato la querela nei confronti del mio ex. Non volevo fare la parte della donna cattiva e vendicativa». Un bel gesto che, però, non incontra altrettanta disponibilità. Anzi. Col passare dei mesi, la donna inizia a temere che i Servizi sociali le possano portare via il bambino: «A partire dal 2012, ho iniziato a temere che potessero togliermi il bambino per darlo a una casa famiglia. C’erano state un paio di discussioni con il mio ex compagno e lui aveva un atteggiamento tutt’altro che accomodante. Io avevo paura che questo clima potesse influenzare negativamente il Tribunale dei minori e i Servizi sociali, ma ho tenuto duro per oltre un anno e mezzo. Poi, nel settembre 2013 ho deciso di tornare in Gran Bretagna. Mia madre stava male e aveva bisogno di me. Così sono partita».
Paula spiega, però, di non essere scappata, tanto che ha mantenuto la casa a Trento e, soprattutto, ha avvertito tutti della sua partenza: «Ho comunicato la mia partenza al mio ex, al Tribunale e ai Servizi Sociali. Ho spiegato le ragioni del viaggio e ho anche aggiunto che non c’era nessuna preclusione nei confronti del mio ex. Infatti, in questi tre mesi che sono rimasta sempre in contatto con lui. Ogni due giorni lo sentivo via Skype e gli parlavo di nostro figlio. Non volevo assolutamente che il rapporto tra loro venisse meno. Poteva anche venire a trovarlo. Ma non ha mai voluto venire». Poi l’amara sorpresa: «In tutto questo tempo che o sentivo un giorno sì e uno no, lui non mi ha mai detto che mi aveva denunciato per sottrazione di minore. L’ho scoperto all’inizio di novembre quando la polizia inglese è venuta qui a casa nostra e ci ha portato via il passaporto mio e del bambino. Poi ci sono state tre udienze a Londra, davanti all’Alta Corte. L’ultima pochi giorni fa. I giudici hanno stabilito che c’è un accordo internazionale e che devo tornare in Italia. Ma io ho paura. I giudici del mio paese mi hanno deluso e ora temo che in Italia mi portino via mio figlio magari su richiesta del mio ex. Il bambino sta bene, è tranquillo e sta benissimo. Io ho sempre cercato di non fargli vivere i contrasti con il padre. Il mio ex ha sempre potuto vederlo con le visite in modalità protetta e lui è sempre stato sereno. Però ho paura che l’Italia non mi protegga. Del resto, il Tribunale dei minori nel 2012 aveva stabilito che non potevo lasciare l’Italia. E adesso ho paura che vogliano togliermi il bambino per affidarlo a una casa famiglia. E’ il timore più grande che ho. Il bambino con me sta bene ed è sereno. Spero in un miracolo da qui a lunedì. Spero che qualcuno adoperi il buon senso e facciano in modo che io possa restare in Gran Bretagna».
Il caso nel Regno unito ha suscitato molto clamore. Se ne è occupata anche la Bbc, oltre al Daily Mail.
Ubaldo Cordellini
Trentino