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ELISABETTA EUN' ASSOCIAZIONE A LEI INTITOLATA

Ragioni di una scelta

Associazione Elisabetta Paolucci a Sostegno Persone Fragili
Elisabetta Paolucci

Elisabetta, Betti per i parenti e gli amici, era una persona con grandi ideali ma anche molto attiva e pragmatica. Gli ideali, per lei, andavano realizzati senza perdersi in chiacchiere. Era anche molto determinata. Se intraprendeva una strada andava fino in fondo, affrontando eventuali ostacoli con calma e tenacia. L’idea di un’associazione orientata a promuovere il bene comune non le era per nulla estranea, anzi. Associarsi, collaborare con altri per un fine collettivo fa parte della sua biografia. Per questo, un’associazione a suo nome ha senso e si pone in continuità con ciò che Elisabetta ha realizzato nella sua vita. Sicuramente, la nostra Betti non si sarebbe mai aspettata un’associazione intitolata a lei, dato che era anche molto riservata e non amava mettersi in mostra per ciò che aveva conseguito, magari con fatica e tra mille difficoltà. Ma crediamo che in fondo le avrebbe fatto piacere un’associazione promossa da noi, suoi colleghi, amici e familiari e dedicata a dare concretezza ai suoi valori.

Da poco ci aveva lasciato, e il suo sorriso non appariva più all’improvviso a rallegrarci, che già ci chiedevamo come continuare a farla vivere tra noi. Volevamo tenere vivo non soltanto il suo ricordo, ma il suo anelito vitale, la sua energia, la dedizione agli altri. Volevamo realizzare in maniera più diffusa ciò che lei aveva fatto a scuola nelle sue classi, ma anche al di fuori, nella comunità della sua città, Bolzano, e oltre. Dare un respiro più vasto ai suoi ideali, alle sue intuizioni. Realizzarle su scala più ampia di quanto non fosse stato possibile a lei, sempre così impegnata su tanti fronti diversi.

La cosa più naturale è stata quella di intitolarle un premio per le scuole. La proposta è venuta dai suoi colleghi del Liceo Pascoli di Bolzano. Contemporaneamente, il direttivo dell’Associazione Figli Per Sempre Trentino-Alto Adige, che Betti aveva contribuito a fondare nel 2008, e di cui era stata a lungo una delle animatrici, ha proposto di intitolare a lei l’associazione. E’ quindi parso naturale unire le due iniziative, , il Premio e l’Associazione Figli Per Sempre Trentino-Alto Adige, trasformando l’associazione esistente in Associazione Elisabetta Paolucci e facendo del premio il primo strumento per veicolare le intenzioni degli amici. Si è in tal modo data continuità all’iniziativa sociale di Elisabetta, allargandone la portata ad altri ambiti coerenti con la sua identità.

L’Associazione ha come principale finalità quella di farsi rete che unisce tutti coloro che vogliono realizzare progetti concreti nel solco di Elisabetta nei campi più vari, dalla didattica innovativa, al sostegno alla bigenitorialità, all’arte come veicolo di integrazione sociale, al superamento delle barriere tra persone e nazioni.

Elisabetta

Una vita dedicata al sostegno dei più fragili

Elisabetta era una persona esuberante. La sua ricchezza interiore era tale che lei non riusciva a tenersela dentro. Di conseguenza, questa ricchezza usciva e invadeva il mondo sotto forma, prima di tutto, del suo sorriso. Tutti quelli che l’hanno conosciuta, o anche solo incontrata per caso, sono rimasti colpiti del suo meraviglioso sorriso. Le foto lo testimoniano. In tutte, immancabilmente, ha un sorriso aperto, coinvolgente. Elisabetta era sempre sorridente. Ed accogliente. Piena di attenzione e interesse per gli altri, specie quando si trattava di trovare soluzioni pratiche per aiutare qualcuno in difficoltà. A partire dai suoi alunni.

Sì, perché Elisabetta era, e si sentiva, prima di tutto un’insegnante. Nelle scuole dove ha lavorato era conosciuta e apprezzata per la sua sensibilità fuori dal comune e il suo impegno, indirizzato soprattutto verso i più fragili. Elisabetta si occupava dei ragazzi a 360 gradi. Non si limitava a curare gli aspetti strettamente scolastici, ma considerava gli alunni come persone da integrare nella società attraverso il sistema educativo. Per Elisabetta la scuola era un sistema attraverso il quale l’adolescente deve essere accompagnato nel suo sviluppo per portarlo a diventare, alla fine del percorso, un soggetto autonomo, pronto alle sfide della vita. Il percorso scolastico, però, può essere arduo. Molte sono le fragilità che Elisabetta percepiva, riconosceva e di cui si è fatta carico nella sua quasi ventennale carriera di insegnante. Fragilità dovute alle cause più diverse: problemi familiari, disturbi dell’alimentazione, diversità culturale o linguistica. Queste fragilità sono spesso sottovalutate, ma possono avere conseguenze serie, come la fobia scolastica o l’abbandono della scuola. Elisabetta si dava da fare per riconoscerle e aiutare l’alunno a superarle, in modi diversi e sempre rispettosi, mai invadenti, incanalando la sua forza al servizio dei più deboli, per aiutarli a superare le proprie fragilità. Ecco perché l’Associazione ha assunto come frase che la rappresenta proprio: “Oltre Le Fragilità”, e così si intitola anche il premio istituito in sua memoria.

Cenni biografici

Una vita per gli altri

Elisabetta ha frequentato il Liceo Classico Giosuè Carducci di Bolzano e si è laureata in Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Udine nel 1998, specializzandosi a Parigi presso il dipartimento di conservazione della scultura del Musée d’Orsay con la storica dell’arte Anne Pingeot. Dal 2000, superato il concorso per l’insegnamento, si è dedicata con grande impegno alla docenza in vari istituti scolastici di Bolzano. Per molti anni è stata insegnante di Lettere, Storia e Geografia all’Istituto Professionale Claudia De’ Medici, e dal 2015 al 2018 ha insegnato al Liceo delle Scienze Umane Giovanni Pascoli.

Sensibilità e impegno per la cultura e l'arte

Il teatro e l'arte contemporanea

Oltre all’insegnamento, che rappresentava il fulcro del suo impegno e della sua identità, Elisabetta ha dedicato molta parte del suo tempo al volontariato, promuovendo iniziative culturali e sociali in ambiti anche molto diversi tra loro, a riprova di una personalità aperta e di una volontà e capacità d’inziativa ad ampio raggio. Per vent’anni, dal 1990 al 2010, è stata organizzatrice teatrale per l’Associazione Nuovo Spazio contribuendo, con una stagione teatrale di successo, a diffondere e mantenere vivo l’amore per il teatro di qualità. Si è data da fare anche per promuovere la diffusione dell’arte contemporanea, svolgendo attività di curatela e consulenza per progetti artistici.

Il sociale e lo sviluppo della comunità

Fare la differenza

Si è poi dedicata molto al sociale e all’accoglienza, attraverso l’Associazione Figli Per Sempre Trentino-Alto Adige, svolgendo attività di divulgazione scientifica sul tema della bigenitorialità e curando convegni, trasmissioni radiofoniche e attività a sostegno dei genitori separati in difficoltà. Infine, il suo impegno nel volontariato l’aveva condotta a integrare le attività di sostegno ai fragili con quelle didattico-educative, attraverso una collaborazione con l’Associazione Volontarius e La Casa Rossa che si era concretizzata nella realizzazione di un progetto di integrazione di minori non accompagnati nelle classi del liceo Pascoli di Bolzano.

Le passioni

Amante degli sport all’aria aperta, Betti è stata un’appassionata nuotatrice e velista, svolgendo per alcuni anni l’attività di istruttrice di vela per bambini. Amava in modo particolare la montagna. Le piaceva andarci in compagnia, sia d’estate che d’inverno, a camminare o sciare. Con calma, attenzione, e molta prudenza e rispetto. Per lei la natura era sinonimo di contatto con la sfera più profonda del sé, e di condivisione. Condividere con gli altri ciò che provava immergendosi nella natura incontaminata era una delle sue più grandi gioie. Purtroppo, proprio la montagna ce l’ha tolta, prematuramente e tragicamente. Elisabetta è stata una delle vittime di una delle più grandi tragedie dello scialpinismo contemporaneo, consumatasi sulle Alpi svizzere tra il 29 e il 30 aprile 2018 quando, investito da una tempesta di neve durante la Haute-Route Chamonix-Zermatt, il gruppo di cui faceva parte non è stato in grado di raggiungere il rifugio e ha trascorso la notte a oltre 3000 metri di altezza in condizioni estreme. La mattina successiva, solo tre dei dieci membri della spedizione hanno visto il sorgere del sole. Elisabetta e i suoi amici Gabriella e Marcello, coi quali da alcuni anni condivideva le gioie dello scialpinismo, ci hanno lasciati quella notte. Elisabetta si è trovata in una situazione più grande di lei, su cui non aveva nessun controllo. Paradossale, per una persona che tutti hanno descritto come estremamente prudente e attenta alla sicurezza, che studiava e analizzava le gite in ogni loro dettaglio, e teneva particolarmente in conto il meteo. Preferiva sempre tornare indietro, rinunciare alla cima, se c’era anche il minimo rischio. Non era certo un’avventuriera o una cultrice dello sport estremo, come non lo erano i suoi amici. Elisabetta è dunque scomparsa all’improvviso, lasciandoci tutti attoniti. È scomparsa poco più che quarantenne, nel pieno della sua vitalità, di mille entusiasmi e progetti per il futuro.

Questa breve, e per forza di cose sintetica e limitata biografia, dice già parecchio. E lascia forse intuire il perché molti abbiano ritenuto che l’esercizio della memoria, necessario e importante, non fosse sufficiente a rendere giustizia a una persona come Elisabetta. Ci vuole, oltre al ricordo, qualcosa di più. Qualcosa che ne porti avanti l’eredità culturale e a compimento il lascito ideale di valori e azioni a favore della collettività. Ci vuole, oltre al ricordo, qualcosa di più. Qualcosa che ne porti avanti l’eredità culturale e a compimento il lascito ideale di valori e azioni a favore della collettività.

Associazione Elisabetta Paolucci a Sostegno Persone Fragili

Abbiamo pensato di accogliere in questo spazio i ricordi di Betti che gli amici desiderano condividere. Un modo per sentirci più uniti e vicini, attraverso la memoria condivisa di ciascuno.

LA PAGINA DEI RICORDI